ALIMENTAZIONE: I VANTAGGI DELLA FILIERA CORTA SULL’IMPATTO AMBIENTALE
Un numero sempre maggiore di consumatori nel mondo chiede prodotti freschi, naturali, prodotti del territorio che non devono percorrere grandi distanze con mezzi inquinanti prima di giungere sulle nostre tavole. Eppure, muovendosi tra le corsie dei nostri supermercati, si resta sorpresi dalla scelta quasi illimitata di prodotti a nostra disposizione, provenienti da ogni parte del mondo. Ad esempio, secondo un’indagine della Coldiretti, negli ultimi anni le importazioni di frutta e verdura dall’estero hanno raggiunto un valore complessivo di circa due miliardi di euro. Con la conseguenza che, a fine giornata, enormi quantità di cibo vengono gettate, ingigantendo l’esecrabile fenomeno dello spreco alimentare.
Oltre ciò, il trasporto del cibo ha un grosso impatto economico e, soprattutto, ambientale: è stato calcolato che un pasto medio, prima di arrivare sulle nostre tavole, percorre più di 1.900 Km. Acquistando prodotti della filiera corta, al contrario, una famiglia media potrebbe risparmiare fino a 1.000 chili di anidride carbonica l’anno.
Ecco alcuni esempi:
- Una bottiglia di vino australiano deve percorre oltre 16.000 km con un consumo di 9,4 kg di petrolio e l’emissione di 29,3 kg di anidride carbonica;
- 1 kg di prugne cilene devono volare per 12.000 km con un consumo di 7,1 kg di petrolio che liberano 22 kg di anidride carbonica;
- 1 kg di carne argentina viaggia per 11.000 km, bruciando 6,7 kg di petrolio e liberando 20,8 kg di Co2;
- 1 kg di mele cilene viaggia per 12.000 km e produce 18,3 kg di anidride carbonica, consumando 5,8 chili di petrolio;
- 1 kg di kiwi dalla Nuova Zelanda trasportati in aereo emette 24,7 kg di anidride carbonica, bruciando 7,9 chili di petrolio.
Vantaggi della filiera corta. Gli alimenti “a Km zero”, definiti anche con il termine più tecnico “a filiera corta”, sono prodotti locali che vengono venduti o somministrati nelle vicinanze del luogo di produzione. Questi alimenti hanno in genere un prezzo contenuto dovuto ai ridotti costi di trasporto e di distribuzione, all’assenza di intermediari commerciali, ma anche allo scarso ricarico del venditore che spesso è lo stesso agricoltore o allevatore. Garantiscono, inoltre, maggiori garanzie di freschezza proprio per l’assenza, o quasi, di trasporto e di passaggio.
La riscoperta della periodicità dei prodotti ortofrutticoli è anche alla base del successo dei farmer markets (o mercati contadini), in netta contrapposizione con l’astagionalità tipica della grande distribuzione; In questo modo inoltre, valorizzando il consumo dei prodotti stagionali, si recupera il legame con il ciclo della natura e con la produzione agricola.