Le vendite piramidali: una frode per i consumatori
Torna purtroppo alla ribalta delle cronache un esempio di vendita piramidale, aggiornato alla contemporaneità, dato che si avvale del meccanismo del “Cashback” (ovvero un meccanismo, solitamente on-line, dove gli utenti registrati possono guadagnare una percentuale in base ai loro acquisti effettuati presso i negozi online convenzionati). Ma facciamo un po’ di chiarezza.
Un sistema di vendita piramidale è un sistema dove si chiede al cliente di investire una somma iniziale per guadagnare sempre di più coinvolgendo altre persone che, a loro volta, faranno la stessa identica cosa, sempre con il “budget iniziale”, innescando una vera e propria catena. Ovviamente i nuovi candidati sono ignari di questo meccanismo e del rischio che ne deriva, anzi, ad essi viene unicamente prospettata la possibilità di realizzare grandi guadagni ed è proprio in questo che si estrinseca il carattere truffaldino delle vendite piramidali che, infatti, hanno come scopo quello di moltiplicare i livelli di vendita, fino a che questi non diventano insostenibili e, facendo crollare il sistema, nessuno dei coinvolti rientrerà nemmeno di quanto speso. Nella vendita piramidale, infatti, la remunerazione è basata sul reperimento di nuovi soggetti da inserire nell’organizzazione: gli acquirenti che entrano nella catena pagano non tanto la merce quanto il diritto di accesso all’organizzazione senza che tale inserimento sia basato sulle effettive capacità dell’interessato di vendere o promuovere la vendita.
Il consumatore, in questi casi, non è a conoscenza e non si rende conto dell’assunzione del rischio stesso. Un sistema che si ripropone spesso, tanto che lo Stato ha emesso pure una legge per contrastarlo, rendendolo di fatto illegale: la legge n. 173 del 2005. Questa norma vieta le operazioni, le strutture e le organizzazioni di vendita finalizzate al reclutamento di persone a cui si vende una posizione all’interno della struttura stessa con la prospettiva di guadagni futuri e ipotetici e con l’incarico di reclutare altre persone. Gli organizzatori rischiano l’arresto da sei mesi a un anno o un’ammenda da 100mila a 600mila euro. Nel 2012 la sentenza n. 37049 della Corte di Cassazione ha allargato l’attuazione della legge anche a questo tipo di pratiche effettuate su Internet.
È in questo ambito che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha emesso una sanzione complessiva di 3 milioni di euro a myWorld Italia e Lyconet Italia. Le indagini svolte dall’Autorità hanno permesso infatti di accertare che la tipologia promozionale adottata dalle due società risultava solo formalmente rivolta alla diffusione di un servizio di cashback, quando in realtà invece esso era orientato a reclutare un numero sempre maggiore di incaricati ai quali veniva prospettato un importante ritorno economico grazie ai diversi percorsi di carriera che richiedevano il versamento di importi anche significativi per acquistarespecifici prodotti e servizi del Lyconet Program, con la funzione principale di generare Shopping Points, necessari per raggiungere e mantenere i livelli previsti nel piano di compensazione.
In questi casi, se non sono presenti specifiche in un contratto, o se propongono di inserire amici, parenti e conoscenti per aumentare i guadagni a fronte di una spesa iniziale, diffidate e nel caso, fatelo presente alle autorità preposte.