Nuovo codice delle comunicazioni elettroniche in dirittura d’arrivo?
Il MISE, il ministero per lo sviluppo economico, ha aperto una consultazione pubblica, sottolineando come sia al lavoro su varie bozze per il nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche. Questo perché il nostro paese (e gli stati membri dell’Unione Europea) deve recepire la direttiva dell’Unione, che per l’appunto riguarda il nuovo codice. La consultazione sarà aperta ai contributi fino al 12 giugno. Dopo questa data il Mise dovrà concretizzare rapidamente, anche perché nei confronti dell’Italia – al pari di altri 23 Stati della Ue va detto – Bruxelles ha aperto a febbraio la procedura d’infrazione per non aver recepito le nuove disposizioni entro la scadenza del 21 dicembre 2020.
Questa è sicuramente una buona notizia per tutti i consumatori europei, dato che il nodo principale della questione sono gli obblighi di tutela dei consumatori, che verranno estesi, dalle sole compagnie di telecomunicazione alle grandi piattaforme online, (per intenderci, stiamo parlando dei colossi di comunicazione online come Skype, Viber e whatsapp), proteggendo in maniera effettiva nei loro diritti, tutti i cittadini europei. Possiamo capire che ad un primo impatto possano sembrare questioni prettamente teoriche, ma in realtà impattano in maniera sensibile la nostra vita di tutti i giorni: da anni ormai la fornitura dei servizi di comunicazione elettronica non è più necessariamente abbinata alla fornitura di una rete e questo pone anche problemi di effettiva parità concorrenziale. Tutto questo con le dovute distinzioni che fa la direttiva Ue prevedendo che le norme in materia di tutela degli utenti finali si applichino anche ai servizi di comunicazione interpersonale basati sul numero, quindi i servizi di comunicazione Ott(Skype) mentre i servizi che non utilizzano risorse di numerazione (Whatsapp) sono assoggettati solo agli obblighi relativi alla sicurezza delle reti e dei servizi, in relazione ai rischi connessi ai servizi prestati.
Il decreto legislativo in preparazione interverrà anche sugli equilibri nelle reti per la banda ultralarga, decisivi anche per il futuro del progetto della rete unica Tim-Open Fiber per quanto questo appaia quantomeno congelato in attesa che si definisca il nuovo vertice di Cassa depositi e prestiti.
Nel decreto che recepirà la direttiva entrerà poi la scelta finale su quanto peso attribuire alla banda larga nella ridefinizione del servizio universale. Pensato all’epoca del solo servizio voce e poi passato attraverso l’era dell’internet analogico, il servizio universale va ripensato e la direttiva Ue apre alla possibilità di estenderlo alla banda larga, con un livello minimo di prestazione da definire. Molto importante, perché a questo punto si ha l’opportunità di introdurre nel servizio universale la disponibilità generalizzata di un servizio di accesso ad internet con caratteristiche di qualità superiori a quelle del semplice collegamento di base, migliorando quindi sensibilmente la rete e la qualità del servizio per i consumatori