ACQUISTI PIU’ SOSTENIBILI DURANTE IL LOCKDOWN: UNA TENDENZA DA PRESERVARE
Salutismo, ricerca di sicurezza, origine del prodotto e sostenibilità sono alcuni degli elementi che con ancor più enfasi hanno caratterizzato la composizione del carrello alimentare degli italiani durante il periodo di diffusione del virus Covid-19.
Durante il lockdown, infatti, gli italiani si sono orientati verso cibi di maggiore qualità e più sicuri, sia in termini di provenienza che in termini di metodi di produzione. Così il Made in Italy, il Km 0 e il biologico sono diventati elementi determinanti nelle preferenze dei consumatori, con il 22% che dichiara di aver incrementato gli acquisti in queste categorie e coinvolgendo anche chi prima non era solito ricercare queste caratteristiche (il 28% ha cominciato ad acquistare prodotti alimentari provenienti da filiere corte proprio durante la quarantena). È quanto emerge dall’indagine realizzata nell’ambito dell’Osservatorio “The World after Lockdown” di Nomisma.
Dal 17 febbraio al 22 marzo le vendite di prodotti alimentari e bevande bio nell’intera rete di vendita hanno segnato un +20,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’impennata maggiore si è registrata nel comparto dei prodotti freschi, con un +10% nei primi tre mesi del 2020, grazie a due segmenti in particolare: l’ortofrutta (+15%) e le carni (+31%). L’aumento della vendita di prodotti a marchio bio si inserisce in un contesto di crescita che coinvolge tutti gli indicatori del settore: +76% la superficie agricola coltivata secondo il metodo bio negli ultimi 10 anni e +66% il numero di operatori impegnati nella filiera dal 2008. In crescita anche l’interesse che i prodotti italiani a marchio bio raccolgono sui mercati internazionali, testimoniato da un +597% dell’export di prodotti bio Made in Italy negli ultimi 10 anni.
E in un contesto di crescente attenzione anche delle istituzioni verso il tema della sostenibilità, è logico prevedere che il consumo di prodotti alimentari a marchio bio sarà destinato ad aumentare: secondo il Green Deal, recente sfida ambientale comunitaria, la diffusione dell’agricoltura e dell’allevamento biologici sarà infatti fondamentale per il raggiungimento di un nuovo sistema alimentare più giusto, sano e rispettoso dell’ambiente. In questo passaggio verso un sistema alimentare europeo caratterizzato dalla “sostenibilità”, il settore dell’allevamento avrà un ruolo fondamentale e i consumatori ne sono già consapevoli, almeno stando ai numeri emersi dall’indagine dell’Osservatorio: se, infatti, il 71% dei consumatori reputa importante l’origine 100% italiana, questa quota sale al 78% quando ci riferiamo alla carne, così come se il 51% cerca il marchio bio tra gli scaffali, il 54% lo fa al banco carne. Dati ancor più significativi se consideriamo quanto la carne sia un alimento fortemente presente sulla tavola degli italiani: nell’ultimo anno la quota di chi ha consumato carne in almeno un’occasione è pari al 92% della popolazione e l’86% dichiara di mangiarla una volta a settimana o più spesso.
I consumatori chiedono che ci sia coerenza anche con il packaging: 9 su 10 vogliono trovare nei supermercati carne bio con un packaging sostenibile e il 36% afferma che la confezione della carne bio dovrebbe essere riciclabile al 100%, compostabile (17%) o comunque contenere meno plastica possibile (16%).
Le richieste dei consumatori rappresentano un’ottima opportunità di crescita per l’intera filiera del bio, visto che esiste una domanda potenziale non ancora soddisfatta: il 49% dei consumatori di carne che acquistano in GDO, infatti, dichiara di non essere pienamente soddisfatto dell’assortimento della linea biologica. Tutto fa pensare che la maggiore sensibilità nei confronti di alcuni valori collegati alle scelte alimentari potrà aiutare a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, al centro anche dell’Agenda Onu 2030.