Allarme microplastiche nella frutta e nella verdura
Il nostro paese produce 4 milioni di tonnellate di materiali plastici indistruttibili e ogni anno ne riversa in natura 0,5 milioni di tonnellate. Questi, frammentandosi nell’ambiente, finiscono per ridursi in pezzi sempre più piccoli che raggiungono le dimensioni di nanometri. Questi frammenti sono definiti microplastiche proprio per le loro piccolissime dimensioni. Si tratta infatti di particelle di polimero solido, insolubili in acqua, di dimensioni comprese tra 1 e <1000 micrometri. Generalmente le particelle al di sotto di 1 micrometro sono poi indicate come nanoplastiche piuttosto che microplastiche.
Questi piccoli pezzi di plastica vengono ingeriti dal pesce che poi arriva sulle nostre tavole, ma, secondo gli ultimi studi, vengono anche assorbiti dal terreno, finendo nella nostra frutta e verdura, in particolare nelle mele, nelle pere, nelle patate, nelle carote, nella lattuga e nei broccoli.
Le ultime ricerche, infatti, mostrano come le sostanze inquinanti sono presenti non solo nelle radici, ma anche nelle parti commestibili del raccolto. Fino a poco tempo fa si riteneva che le particelle maggiori di 50 nanometri fossero troppo grandi per passare attraverso il tessuto vegetale, quindi si pensava che le acque reflue potessero essere usate senza problemi per irrigare i campi delle nostre colture. Non è così, è stato rilevato infatti che nelle radici laterali delle nostre piante sono presenti delle piccole fessure, da cui le particelle possono raggiungere altre parti delle radici che, di conseguenza, potrebbero aprire la via a particelle ancora più grandi e portare la microplastica dentro la pianta.
E l’esplosione di prodotti plastici data dalla pandemia molto probabilmente peggiorerà la presenza di rifiuti nel nostro ambiente: guanti, mascherine, salviette igienizzanti, senza dimenticare il plexiglass che ormai è di uso comune per tutti gli esercizi commerciali, andranno smaltiti correttamente per evitare una vera e propria catastrofe ambientale.
La portata di tutto questo è grave, poiché a questo punto, le microplastiche potrebbero raggiungere anche carni e latticini, ponendo un serio rischio per la nostra salute e quella del nostro pianeta. Così facendo, noi assimiliamo la plastica nel nostro organismo : questo accade perché le particelle, in base alla loro dimensione, potrebbero raggiungere il polmone, il tratto gastroenterico, il tessuto cutaneo, rilasciando gli inquinanti che trasportano.
A complicare la situazione, le microplastiche risultano difficili da identificare nell’ambiente, in quanto non esistono metodi standardizzati. Serve una maggiore informazione per tutti i cittadini a riguardo e una corretta conoscenza del problema a tutti i livelli.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Emilia-Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2018”