Allarme pediatri: nel 2020 saranno dimezzati negli ospedali
Il pediatra come il Panda in via di estinzione? Secondo la Fondazione Poliambulanza di Brescia, sì. “Troppo spesso – denunciano dalla struttura ospedaliera – assistiamo a bandi di assunzione di pediatri ospedalieri che vanno a vuoto perché non si presenta nessuno. Ed entro il 2020 avremo un calo del 40 per cento di questi professionisti visto che molti andranno in pensione e non saranno sostituiti”.
È stato calcolato dalla Società Italiana in Pediatra che nel 2020-2025 i pediatri saranno poco più di 8 mila, ben 4600 in meno rispetto ai circa 13 mila del 2013. Molti preferiscono la libera professione, mentre altri stanno per andare in pensione. Nel 2015 si sono ritirati a vita privata ben 800 pediatri e dalle scuole di specializzazione ne escono solo 280 ogni anno.
Ma qual è il problema? La ragioni del gap tra domanda e offerta di pediatri ospedalieri sono almeno due. “La prima – spiega Daniela Conti, direttore del Personale Fondazione Poliambulanza – attiene alla programmazione insufficiente delle scuole di specializzazione in pediatria. E agli ostacoli all’accesso: sono ancora a numero chiuso”. La seconda, però, riguarda le scelte fatte dai medici pediatri che preferiscono avere il loro studio, stando a servizio delle famiglie, convenzionandosi con il Servizio Sanitario Nazionale. “Eppure da noi – prosegue Conti – un pediatra neo assunto a tempo indeterminato prende uno stipendio di oltre il 25 per cento in più delle normali retribuzione di mercato”.
Le difficoltà di accesso alle scuole e le scelte successive del pediatra creano, secondo Fondazione Poliambulanza, un corto circuito che rischia, alla lunga, di mettere a rischio l’attività ospedaliera. Il pediatra in ospedale è utile soprattutto per seguire quei neonati sottoposti a terapia intensiva, nati prematuramente. “I dati dicono che ogni cento parti c’è un bimbo che ha bisogno di una terapia intensiva”, affermano dalla Fondazione, oggi settimo punto nascita in Lombardia, che ha più di 1.800 dipendenti e ha fatto nascere oltre 2.800 bambini.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”