Come combattere le fake news sanitarie
È uno dei maggiori problemi che si sono diffusi con la digitalizzazione e i social media: la diffusione delle fake news è arrivata al punto tale da condizionare il funzionamento delle democrazie. Che le tanto conclamate bufale non siano una novità lo sappiamo da tempo immemore, il problema è che adesso, unite a un analfabetismo funzionale galoppante e a una diffusione sempre più rapida, sono effettivamente un problema serio, specialmente con una campagna vaccinale in corso.
Va anche sottolineato come l’incertezza su determinati argomenti sia terreno fertile per i creatori di fake news, che alimentano quindi un circuito di disinformazione che si spaccia come verità assoluta, quando in realtà l’obiettivo principale è monetizzare. I sistemi di web analitics, infatti, studiano le preferenze, i gusti e i comportamenti di acquisto e gli aspetti psicologici degli individui che, insieme ai big data sui temi che polarizzano l’utenza e all’intelligenza artificiale, permettono di progettare i messaggi in maniera efficace, grazie a modelli predittivi e alla psicometria. Così vengono create fake news per un audience target profilato (microtargeting). Poi intervengono sistemi di posting su social network per creare maggiore diffusione, in cui si forma l’opinione pubblica. Infine, vi sono trolls, profili fake, e bot automatici, mentre altri algoritmi e protocolli per la gestione delle transazioni pubblicitarie monetizzano questi contenuti.
Ma l’aspetto che più caratterizza la società algoritmica è il potere d’acquisito delle infrastrutture (come i social network) su cui poggia il nuovo modello di distribuzione delle informazioni: le piattaforme social. Ecco perché solo con la loro partecipazione è possibile combattere la manipolazione delle informazioni e le fake news. Senza entrare troppo nello specifico, sulle piattaforme digitali grava, giustamente, una forte pressione sociale e politica rispetto alle distorsioni informative e alla mancanza di trasparenza.
Per contrastare questo fenomeno stanno comparendo regolamenti e codici di condotta: ad esempio in UE le maggiori piattaforme digitali, tra cui Facebook, Google, Twitter, Mozilla e Microsoft hanno già sottoscritto, su invito della Commissione, un Codice di condotta impegnandosi a:
- bloccare le entrate pubblicitarie di determinati account e siti Web che diffondono disinformazione;
- aumentare la trasparenza della pubblicità politica;
- identificare account falsi e bot;
- migliorare la visibilità dei contenuti autorevoli e rendere più facile la segnalazione di notizie false;
- consentire alla comunità di ricerca di accedere ai dati delle piattaforme, nel rispetto della privacy.
In seno a questa iniziativa ne è nata, tra gli stessi firmatari, una dedicata alla pandemia in corso: il programma di monitoraggio e reporting COVID-19, creato per assicurare informazioni affidabili e combattere la disinformazione in collaborazione con l’OMS. Per intenderci, oggi qualunque post su Facebook che includa un riferimento ai vaccini o alla emergenza sanitaria viene associato automaticamente a un link di Facebook che conduce a un centro informazioni COVID-19. Si tratta di una misura autoregolamentare volta a bilanciare la possibile diffusione di notizie false. Il governo italiano stesso ha attivato una pagina on-line con tutte le fake news “smitizzate” che è consultabile all’indirizzo https://www.salute.gov.it/portale/vaccinazioni/archivioFakeNewsVaccinazioni.jsp
Ma al di là di siti e social, un maggior senso critico e il buon senso sono le armi migliori per poter contrastare le fake news.
Progetto 2021 Consumatori Re-start. “Realizzato con i fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Riparto 2020”