Contraffazione: i numeri
La contraffazione è una tipica manifestazione di illegalità economico-finanziaria strettamente connessa con l’evasione fiscale e contributiva, con lo sfruttamento del lavoro nero e irregolare, con il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nonché con il riciclaggio ed il reimpiego dei proventi illeciti.
Stando alle cifre diffuse da fonti ufficiali e da organismi di ricerca, il giro d’affari della c.d. “industria del falso” ammonterebbe nel nostro Paese a quasi 7 miliardi di euro. Uno studio del CENSIS, commissionato dalla Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico, in particolare, quantifica il peso della contraffazione, in termini di mancato gettito per l’erario, in quasi 5 miliardi di euro, pari al 1,74% del totale delle entrate tributarie.
I risultati conseguiti nell’ambito dell’azione di contrasto permettono di cogliere due elementi di peculiarità che connotano le tendenze evolutive del fenomeno illecito in argomento.
Il primo è che “il mercato del falso” ha registrato negli ultimi anni una crescita di dimensioni esponenziali, se si considera che i sequestri di prodotti contraffatti o pericolosi operati dalla sola Guardia di Finanza sono passati dai 90 milioni del 2006 agli oltre 393 milioni del 2015.
La seconda peculiarità riscontrata consiste nella notevole estensione e diversificazione dei prodotti soggetti a contraffazione, che non sono più costituti dai soli beni di lusso o comunque di costo elevato, tipicamente nel settore dell’abbigliamento, ma interessano ormai le più svariate merci di largo consumo.
In un scenario sempre più variegato, nel quale nessun prodotto è immune dal rischio di falsificazione, l’aspetto più allarmante è costituito, però, dalla crescita dei sequestri di prodotti pericolosi per la salute degli acquirenti e per la sicurezza pubblica: in specie, giocattoli, prodotti per l’infanzia o medicinali.
In questo quadro d’insieme, risultano concretamente e definitivamente acclarati i notevoli interessi e le sempre più forti ingerenze della criminalità organizzata, sia endogena che straniera, a causa dell’alta redditività di questi traffici illeciti.
La metà dei soggetti segnalati per contraffazione all’Autorità Giudiziaria sono italiani (per la precisione, il 52,34%), a fronte di una presenza di etnie straniere, comunque importante in termini complessivi, che vede maggiormente coinvolti senegalesi (18,38%), cinesi (14,44%), bengalesi (5,72%) e marocchini (3,62%).
Secondo l’ultimo rapporto della Commissione Europea, quasi il 65% della produzione di merci contraffatte proviene dalla Cina, mentre nel bacino del Mediterraneo la fonte principale dei traffici è localizzata nell’area orientale.
Diverse operazioni di servizio hanno evidenziano sequestri di merce le cui pratiche di importazione non sono state effettuate in Italia, bensì in altri Stati membri dell’U.E.: quasi il 95% dei sequestri della Guardia di Finanza è stato in ogni caso eseguito fuori dagli spazi doganali.
Numerosi riscontri confermano, altresi, che la rete internet deve, a buon diritto, essere considerata la “nuova frontiera” della contraffazione e della pirateria, per la sua enorme facilità di accesso, l’ineguagliabile velocità delle transazioni e la garanzia di un sostanziale anonimato dei fornitori e dei clienti. Negli ultimi 3 anni la Guardia di Finanza ha operato 956 sequestri di siti-web.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”