Firmata a Roma l’«Urban health Rome declaration» per rendere le città più amiche della salute
Oggi, 11 dicembre, nel corso del side event del G7 Salute a presidenza italiana la ministra della salute Beatrice Lorenzin e il sindaco Antonio Decaro, presidente dell’Anci, hanno sottoscritto l’«Urban health Rome declaration», un protocollo che definisce gli aspetti strategici di azione per migliorare la salute nelle città attraverso un approccio di tipo olistico, per quanto riguarda la persona, e di tipo multisettoriale, per quanto attiene alle politiche di promozione della salute nell’ambito del contesto urbano. Tra le 15 priorità indicate nel documento troviamo un Health city manager che coordini le politiche per la salute nelle città, in grado di guidare il processo di miglioramento e le misure di prevenzione, in sinergia con le amministrazioni locali e sanitarie; più attività fisica e sport per adulti e bambini con percorsi ciclo-pedonali per attività di running e walking e spazi verdi pubblici attrezzati come “palestre a cielo aperto”; premi per le imprese che fanno della responsabilità sociale il proprio mantra, con incentivi mirati; in generale il diritto per ogni cittadino a una vita sana e integrata, rafforzando educazione e informazione sanitaria, soprattutto nelle scuole.
Il ruolo delle città nella promozione della salute nei prossimi decenni sarà sempre più strategico, con il 70% della popolazione globale concentrata nelle aree urbane. «Le città devono quindi farsi promotrici in prima linea – spiega Lorenzin nel suo intervento di apertura – di una strategia integrata, attraverso un approccio multilivello che comprenda iniziative di vario genere, sociali prima ancora che sanitarie, come interventi urbanistici e “laboratori” sugli stili di vita sani. Bisogna capire che ambiente e salute sono la stessa cosa. Il cambiamento deve essere innanzitutto culturale. Non si può continuare a rimproverare i bambini che giocano a pallone in cortile perché fanno troppo rumore. Le città devono essere luoghi viventi. Dobbiamo monitorare l’inquinamento e abbatterlo. Garantire la vivibilità dei parchi urbani. Trasformare le nostre città e farle diventare sostenibili, accompagnando i cambiamenti demografici e promuovendo l’invecchiamento attivo. Importante la figura dell’Health city manager, che dovrà coordinare e raccordare tutte le politiche finalizzandole alla creazione di città più salutari».
Nelle città italiane infatti per ora si assiste a un peggioramento degli stili di vita, a parte qualche best practice. I fattori di rischio non sono ancora affrontati con le giuste strategie. I lavori sono più sedentari, l’attività fisica diminuisce, l’alimentazione è spesso scorretta, con spuntini di scarsa qualità consumati in fretta. Tutti fattori sociali e culturali che rappresentano un potente volano per l’obesità e quindi per le malattie cardiovascolari e naturalmente il diabete, una delle più rilevanti e costose malattie sociali della nostra epoca. Un terzo dei malati di diabete nel mondo risiede nelle città e anche in Italia l’urban diabetes è un problema emergente di sanità pubblica, visto che nelle 14 città metropolitane risiede il 36% della popolazione del Paese e circa 1,2 milioni di persone con diabete.
Cresce l’esposizione all’inquinamento ambientale. E l’Oms ha recentemente lanciato un’allerta sulla scarsa qualità dell’aria: il 92% della popolazione mondiale è esposta ad aria i cui livelli di inquinamento superano i limiti fissati dall’Oms stessa, ogni anno muoiono più di 3 milioni di persone per l’esposizione ad aria inquinata e solo il 12% della popolazione urbana risiede in città che rispettano i limiti Oms. Le alte concentrazioni di particolato fine e ultrafine sono inoltre associate con un alto numero di morti per infarto e disturbi cardiaci, disturbi respiratori e cancro. A questi fattori vanno poi sommati gli incidenti stradali, i danni psicologici legati allo stress e all’isolamento sociale e il rischio di essere coinvolti in atti di violenza.