Il perché del successo del distretto di Carpi
Quando si pensa ad una terra famosa ovunque nel mondo per le sue eccellenze, che vanno dai motori, all’alimentare, al biomedica-le, non si può non citare il distretto manifatturiero di Carpi.
Il fenomeno emiliano suscita un profondo senso di ammirazione e orgoglio per chi vi vive, perché si tratta di qualcosa che va ben oltre un caso di poche aziende particolarmente strutturate e virtuose, ma al contrario è fatto di una rete di piccole e medie imprese prevalente-mente di famiglia che hanno avuto il merito di adeguarsi alle trasformazioni del mercato, innovandosi di continuo ma senza abbandonare le loro origini emiliane. Twin-Set, LiuJo, Blumarine, Manila Grace e Gaudì, per citare solo alcuni dei principali marchi del distretto, sono sopravvissute alle difficoltà degli ultimi anni costituite dalla crisi economico-finanziaria, dalla diffusione ormai capillare sul territorio di micro aziende cinesi capa-ci di produrre con bassi costi della manodopera e al terre-moto che ha colpito l’Emilia nel 2012. Imprese che hanno saputo mantenere salde le loro radici, reagendo a questi eventi destabilizzanti con un occhio sempre rivolto al futuro e alle nuove esigenze del mercato del consumo. La chiave del successo del modello di Carpi sta infatti in questa duplice capacità di portare avanti una tradizione manifatturiera che trae le sue origini nella produzione dei cappelli di paglia nel XVI secolo, assieme alla consapevolezza di investire in tutte quelle attività immateriali che si collocano a monte e a val-le del processo produttivo (design, marketing, R&S, etc.). Basti pensare alle campagne pubblicitarie di Helmut Newton per Blu-marine che ritraevano i volti di Carla Bruni, Monica Bellucci ed Eva Herzigova, per citare solo alcuni dei nomi delle top model immortalate, o a quelle recenti di Liu Jo, con Kate Moss e Gigi Hadid, e Twin-Set che per la collezione di questa primavera/estate si avvale della collaborazione di Emily Ratajkowski. Punto di forza delle virtuose imprese del distretto carpigiano è da sempre la capacità di gestire la produzione in maniera completa, garantendo un pro-dotto finito di altissima qualità, che continua a differenziarsi e a sopravvivere alla concorrenza cinese grazie all’esclusività delle applicazioni, dei ricami e del design, anche laddove la produzione sia delocalizzata all’estero. Tutto ciò spiega concreta-mente il perché del successo del modello carpigiano, ma se ci si sofferma ad interrogarsi su un suo possibile trasferimento altrove, allora emerge una considerazione che è la vera essenza del distretto manifatturiero emiliano ed è da rinvenirsi nelle relazioni sociali che lo anima-no. Il modo di operare delle aziende coinvolte nella filiera tessile di Carpi è caratterizzato da una forte cooperazione tra esse, un insieme di forze ed una sinergia di intenti che le rende capaci di resistere agli urti della concorrenza asiatica e della crisi economica, ma che ne costituisce un fondamento difficilmente replicabile in altri settori produttivi o zone lontane da relazioni, che sono umane prima che industriali. In questa fase è fondamentale che il distretto di Carpi, forte dei successi raggiunti, sappia continuare a crescere mantenendo lo stretto legame col territorio e in-vestendo sui giovani. La strada potrebbe essere quella di instaurare forme di collaborazione tra università ed imprese e quella di puntare sui social affinché si diffonda una coscienza critica nei giovani che porti ad apprezzare il Made in Italy.