Le proteste degli azzerati Carife sul fondo di solidarietà: risorse e criteri d’accesso quasi inaccessibili

Non esultano, i risparmiatori azzerati di Carife, per il Fondo di Solidarietà approvato dalla Commissione Bilancio della Camera e di fatto recepito dal Parlamento. «Uno strumento valido, ma le risorse sono irrisorie»: Katia Furegatti, portavoce degli azzerati, riassume in otto parole la sensazione più amara che dolce.
Perché i soldi a disposizione, tra il 2018 e il 2019, saranno in tutto 50 milioni di euro: «Una cifra ridicola, è evidente che si tratta solo di una mossa elettorale», il commento a caldo del capogruppo della Lega Nord in Regione Alan Fabbri. Ma agli azzerati arriva la rassicurazione del ministro Dario Franceschini: «Si tratta comunque di un primo passo importante, adesso rifinanziare quel Fondo sarà meno complicato».
E il segretario regionale del Partito Democratico Paolo Calvano assicura che lo stesso sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta avrebbe già manifestato la possibilità di rimpinguare la dotazione finanziaria. In ogni caso, i soldi arriveranno attraverso due strade: l’utilizzo dei fondi accantonati nei cosiddetti ‘depositi dormienti’, che per legge devono essere girati allo Stato dopo dieci anni di inutilizzo da parte di titolari o delegati; e uno stanziamento da parte del Fondo di Garanzia, espressione in questo caso più diretta del sistema bancario.
Ma gli azzerati sono perplessi anche sui tempi e i modi dell’erogazione: «Bisognerà ricorrere a nuovi arbitrati, rivolgersi ad associazioni e avvocati, in pratica spendere altri soldi, senza avere la certezza di recuperare i nostri risparmi», conclude la Furegatti.
Un appello alla classe politica e alle istituzioni anche per modificare sia la dotazione che i criteri di accesso al fondo per i risparmiatori traditi. È ciò che lancia il ‘direttivo degli azzerati Carife’.
La richiesta è quella di cambiare radicalmente il testo dell’emendamento ‘Baretta’ – da Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia che lo ha proposto – alla legge di bilancio 2018, in modo da “ristorare realmente le vittime inconsapevoli dei dissesti finanziari, rendendolo accessibile a tutti i risparmiatori danneggiati dal crac di Carife”.
Le richieste sono quattro. La prima vorrebbe “l’eliminazione del prerequisito della riconoscibilità del danno ingiusto subito con sentenza passata in giudicato o altro titolo equivalente, attraverso la semplificazione dell’accertamento per l’accesso al Fondo”. La seconda chiede “una Commissione di Conciliazione o Arbitrato irrituale con procedimento di accertamento del diritto di accesso al fondo a mezzo di istruttoria su base documentale”; la terza chiede l’ampliamento della dotazione finanziaria del Fondo: “Lle risorse dei conti dormienti sono un serbatoio consistente che va ben oltre i 25 milioni annui previsti – affermano i risparmiatori -, ai quali dovranno aggiungersi le risorse delle banche con il fondo interbancario”. L’ultima, infine, chiede “la riduzione dei tempi di attuazione della norma che prevede il Fondo, attraverso decreti attuativi da emanare entro 60 giorni, invece dei 180 previsti”.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”