Newsletter_10 del 18.06.2017
18 Giugno 2017
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Hot dog: pasto sfizioso ma meglio se preparato in casa
La moda del cibo di strada ha riportato in auge anche da noi gli hot dog, gli sfiziosi panini col würstel americani ma, nonostante in pochi siano pronti a metterne in discussione il gusto, numerose sono le perplessità sulla loro salubrità.
Gli hot dog venduti per strada non sono quasi mai, infatti, un pasto sano. In genere il pane usato è un prodotto industriale, che contiene grassi e destrosio, usato come stabilizzante. E anche i würstel difficilmente sono di prima qualità: di carne ce n’è poca e la percentuale maggiore è costituita da scarti di lavorazione, con aggiunta di additivi. Per non parlare di maionese e ketchup con cui il panino viene farcito: la prima ha tanti lipidi, il secondo dosi massicce di zuccheri. Per di più, si tratta di un pasto povero di fibra e vitamine che, non a caso, è considerato il re del junk food.
Non ultimo, c’è il problema dell’igiene: le analisi eseguite su questo genere di prodotti comprati nei chioschi dimostrano spesso una notevole concentrazione di batteri, dovuta al fatto che vengono tenuti all’aria aperta per ore.
Se invece si prepara l’hot dog autonomamente, si ha la possibilità di verificare gli ingredienti della carne lavorata, scegliendo pane fresco appena sfornato e aggiungendo verdure ricche di fibre, come l’insalata, che modulano l’assorbimento dei grassi. Per il würstel, è bene puntare sui prodotti con il più alto quantitativo di carne (deve comparire al primo posto in etichetta e, possibilmente, la confezione deve specificarne la percentuale), con pochi additivi, come amidi, zuccheri e polifosfati.
Bisogna fare attenzione perché spesso le carni lavorate contengono tante sostanze di sintesi: più è corta la lista degli ingredienti, migliore è la qualità. E’ bene poi controllare anche che non ci siano esaltatori del gusto, come il glutammato. I prodotti più scadenti, poi, sono ottenuti lavorando le parti di scarto del maiale e i resti delle carcasse dei polli, che vengono tritati e mescolati con conservanti e stabilizzanti in polvere, per esempio l’E451, ovvero il trifosfato di potassio o di sodio, aromi e coloranti. Per evitarli, meglio scegliere confezioni che riportino la dicitura “carne non separata meccanicamente”.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”