Newsletter_21 del 02.10.2017
2 Ottobre 2017
in | Azione 5 | Progetto 2017
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INSERTI DI PELLICCE: COME DISTINGUERE QUELLI VERI DAI SINTETICI: ETICHETTE E TEST
Come distinguere un pelo vero da quello sintetico? E come capire che si tratta ad esempio di pelo di cane o di gatto? Non è semplicissimo, ma per prima cosa bisogna leggere l’etichetta: dall’8 maggio 2012 tutti i capi con pelliccia, piume o pelle devono avere la dicitura “Contiene parti non tessili di origine animale”.
Lo sfruttamento degli animali nell’industria della pellicceria è regolamentato da numerose normative in diversi ambiti di attività: dall’allevamento alle catture, il commercio, l’abbattimento, ecc, eppure nonostante le leggi comunitarie, milioni di esseri viventi muoiono nel modo più crudele possibile.
Secondo la Lav ci sono tre semplici test da fare:
1) Controllare la base della pelliccia
Premi e dividi la pelliccia e guarda alla base del pelo. Se invece hai già acquistato il prodotto e la base del materiale non è visibile o poco chiara, apri una piccola parte di cucitura e guarda dalla parte opposta la pelliccia, assicurandoti di avere tolto tutti gli strati di rivestimento.
2) Controllare le punte dei peli
Sia la pelliccia animale che quella sintetica possono essere prodotte in diverse lunghezze e tinte. Comunque, se la pelliccia animale non è stata divisa o tagliata in lunghezze uniformi, puoi esaminare le punte dei peli più lunghi e vedere così che terminano con una forma conica – come il baffo di un gatto o un ago per cucire. Una lente d’ingrandimento e una buona luminosità sono senz’altro di aiuto per questo test, così come tenere i peli su una superficie bianca.
3) Prova del fuoco
I peli di animali odorano come quelli umani quando bruciano. Non è così per la pelliccia finta realizzata con acrilico o poliestere (i due materiali sintetici maggiormente utilizzati). Rimuovi con attenzione solo qualche pelo e poi, tenendoli con un paio di pinzette su di un piatto o altra superficie non infiammabile, bruciali con un accendino.
Assicurati di effettuare questo test lontano dall’indumento e da qualsiasi altra superficie infiammabile. Non fare mai questo test su peli ancora attaccati all’indumento. Questo test deve essere svolto esclusivamente da adulti e con la massima cautela.
Non solo, grazie all’obbligo di etichettatura, quando acquistiamo un capo possiamo già sapere se è di pelliccia vera e da quale animale proviene. Ad esempio, l’Oipa ha messo giù una lista di nomi da tenere d’occhio .Sono nomi falsi che nascondono la vera provenienza del pelo: cani e gatti.
Pelliccia di gatto
E’ pelliccia di gatto se ha queste indicazioni:
Gatto di Cipro,
Special skin,
Gatto LyraGenette,
Goyangi,
Housecat,
Wildcat,
Katzenfelle,
Lipi,
Mountain cat.
Pelliccia di cane
Ancora è pelliccia di cane se in etichetta c’è scritto:
Cane procione,
Dogue of China,
Corsak fox,
Asian jackal,
Asiatic racoon wolf,
Asian wolf,
Cane selvatico,
Corsak,
Dogaskin,
Finnracoon (asiatico),
Fox of Asia,
Gae wolf,
Gubi,
Kou pi,
Lamb skin,
Loup d’Asie,
Lupo Asiatico,
Lupo cinese,
Murmanski,
Nakhon,
Pemmern wolf,
Procione asiatico,
Sakhon,Sobaki,
Special skin.
Prodotti cinesi: le regole europee
Le leggi europee sono molto rigide circa l’uso di sostanze chimiche sul territorio e nei beni di consumo. Tutti gli aspetti della questione sono stati disciplinati nel 2007 nella normativa “Reach”, mentre dei controlli sui prodotti potenzialmente pericolosi per i consumatori (ad eccezione di cibo, prodotti farmaceutici ed apparecchiature mediche) si occupa il Rapex (Rapid Alert System for non-food consumer products) che, attraverso un canale specializzato, detto Rapex-China, sorveglia esclusivamente i prodotti cinesi d’importazione.
Prodotti cinesi: regole e controlli italiani
Per quanto riguarda l’Italia, a occuparsi dei controlli sono le autorità doganali per i prodotti in entrata nel nostro Paese, i Nuclei AntiSofisticazioni dell’Arma dei Carabinieri (Nas) e le autorità sanitarie. Ma il vero problema è che ci sono realtà che riescono a sfuggire alla rete di vigilanza, come gli ambulanti.
Prodotti cinesi: quando non sono a norma?
Nella maggior parte dei casi, i prodotti cinesi non presentano le diciture in italiano in etichetta, obbligatorie per legge, o sono contraffatti.
-Prodotti per l’igiene, la cura della persona e la casa
La cosmetica è il settore più a rischio: dentifrici, shampoo, saponi, creme, lozioni e tinture per i capelli non sono, spesso, quello che sembrano dalla bottiglietta o dal tubo, identici – magari – agli originali. In molti casi, le sostanze usate sono scadenti e presenti in diversa proporzione rispetto a quanto riportato in etichettatura. Per non parlare, poi, di quelle tossiche, veri e propri veleni per l’uomo. Un esempio? Le nitrosammine sono la morte del fegato e possono provocare il cancro. Sono diffuse soprattutto negli shampoo. Ma ad aver fatto scandalo sono i dentifrici cinesi, a base di dietilenglicole, un potente antigelo che conferisce al prodotto una consistenza gradevole, simile a quello della glicerina. Dato, però, che quest’ultima costa troppo, si è pensato bene di sostituirla con una sostanza tossica.
Per non parlare delle candeline cinesi, profumate e gradevoli ma a base di additivi al piombo, paraffine di scarsa qualità con rilevanti concentrazioni di zolfo, formaldeide e benzene, in grado di essere liberate dalla combustione.
-Medicinali
Soprattutto su internet, farmaci e integratori fanno gola. A prezzi bassissimi, soddisfano qualunque esigenza e se ne trovano per ogni problema. Peccato, però, che le varianti cinesi del Viagra, prodotti dimagranti di vario genere (vere e proprie sostanze dopanti) sono contraffatti e il rischio di truffa è dietro l’angolo: le etichette quasi mai sono veritiere o, spesso, il principio attivo è completamente assente, sostituito da zuccheri e eccipienti. E non occorre una grande intuizione per capire quello che rischia, ad esempio, un diabetico. In alcuni prodotti per la cura della pelle sono stati trovati addirittura corticosteroidi, sostanze pericolosissime che dovrebbero essere presenti esclusivamente nei medicinali autorizzati dal ministero della Salute. Prodotti del genere sono realizzati clandestinamente o frutto di contrabbando. E non occorre comprarli personalmente. Centri estetici e saloni di bellezza a gestione cinese abbondano nelle città e, all’interno, non solo si trovano questi veleni ma anche apparecchiature elettriche o medicali non autorizzate dall’Unione Europea in quanto non conformi alle normative di sicurezza.
-Giocattoli
Sapete cosa sono gli ftalati? Sono delle sostanze chimiche in grado di ammorbidire la plastica, rendendo morbidi e flessibili prodotti destinati ai bambini come i giocattoli. Si tratta di sostanze molto pericolose dal momento che studi scientifici hanno dimostrato la loro dannosità per fegato e reni, con problemi anche a carico dell’apparato riproduttivo. Stesso discorso per i cosiddetti ritardanti di fiamma presenti non solo nei giocattoli ma anche in nell’oggettistica in genere. La loro funzione è quella di evitare la combustione accidentale. Dei “salvavita” in teoria, in pratica provocano alterazioni al sistema nervoso, sulla crescita e sullo sviluppo. Il problema è che sostanze del genere vengono usate anche per la produzione dei biberon.
Elettrodomestici
Una sola regole per gli elettrodomestici cinesi: starne alla larga. Quasi mai conformi alle norme di sicurezza, si caratterizzano per difetti di progettazione e costruzione. Non sono pochi i casi di scaldaletto che hanno preso fuoco. Pericolosissime anche le minimoto, in grado di raggiungere i 50 kilometri orari ma senza alcuna garanzia di sicurezza. Non mancano i thermos contenenti amianto, adattatori di corrente, puntatori laser vietati dalla legge perché troppo forti (“Classe 3”), lampadine a rischio di scossa, stufette elettriche a rischio cortocircuito.
-Abbigliamento e bigiotteria
L’abbigliamento cinese spopola. Tarocchi clamorosi a base di coloranti che, a contatto con la pelle, possono provocare allergie e dermatiti. Da evitare soprattutto i capi di colore nero dove la concentrazione è maggiore. I coloranti azoici sono vietati in Europa ma non si riesce a bloccare il fenomeno. Nella bigiotteria le concentrazioni di nickel sono altissime e le persone allergiche rischiano danni seri.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”