Newsletter_22 del 03.10.2017
3 Ottobre 2017
in | Azione 5 | Progetto 2017
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Prodotti cinesi: come difendersi
La migliore arma contro i prodotti cinesi è il buonsenso. Se è vero che i prezzi fanno gola, è vero anche che se sono così bassi un motivo ci sarà. Mai fidarsi di etichette incomplete o redatte in altre lingue, anche perché la legge prevede che l’etichetta deve obbligatoriamente contenere informazioni in italiano e la composizione del prodotto. Inutile dire che vanno evitati farmaci e integratori cinesi e giocattoli che compromettono la salute dei nostri figli. Mai comprare sulle bancarelle per strada e controllare sempre l’etichetta, cercando i marchi di qualità anche se, purtroppo, questi sono facilmente contraffatti: “Ce” (approvazione europea), “Iqm” (indicazione di qualità del prodotto) e il marchio specifico “Giocattoli Sicuri” (attribuito dall’Istituto italiano sicurezza giocattoli). Attenzione al carattere con cui si presenta la scritta “CE”: quella “originale” ha le lettere arrotondate e non va confusa con un’altra “CE” talvolta presente su prodotti di importazione cinese, e che sta per “China Export”. Se proprio si vuole acquistare prodotti cinesi sempre meglio farlo in farmacie, profumerie, negozi specializzati e supermercati, più sicuri e controllati e che, se anche più costosi, danno più garanzie di qualità.
Prodotti cinesi: le regole europee
L’Oms dichiara guerra al mercurio. Ma qual è la situazione dei singoli Paesi nei quali è stata firmata la convenzione che ne sancisce l’eliminazione da tutti i prodotti?
Nella città giapponese di Minamata, tra il 1932 e il 1968, il rilascio costante di metilmercurio da parte dell’azienda chimica Chisso causa un’intossicazione acuta della popolazione, che ne assume quantità enormi attraverso la catena alimentare. Nel 2001 vengono riconosciute 2.165 vittime del mercurio (1.784 delle quali decedute) e vengono accordati risarcimenti a oltre 10 mila abitanti della zona, mentre i piccoli animali, cani e gatti compresi, continuano a morire prematuramente, come accade da trent’anni.
L’intossicazione viene riconosciuta ufficialmente nel 1956, ma pochi anni dopo, nel 1965, sempre in Giappone, a Niigata si registra un caso molto simile, e altri seguono in diverse parti del mondo. Tra il 2002 e il 2008 vengono fatte per la prima volta indagini approfondite con risultati sconvolgenti. I livelli di mercurio nella carne di delfino delle zone interessate sono più di dieci volte superiori alla soglia di sicurezza indicata dall’OMS, e scatta subito il divieto di consumare quella carne (molto popolare) nelle mense, ma non a casa. La sindrome da allora si chiama di Minamata o anche di Minamata-Chisso o, ancora, di Minamata-Niigata. I sintomi includono paresi a mani e piedi, disturbi neurologici, debolezza dei muscoli, perdita di acuità visiva, danni all’udito e alla verbalizzazione, danni allo sviluppo cognitivo di feti e bambini e, in casi estremi, paralisi, coma e morte.
Per ricordare quel disastro ambientale e tenerlo sempre in mente come monito, l’OMS ha chiamato così la Convenzione per l’eliminazione globale del mercurio avviata nel 2009 e ratificata a partire dal 2013. Al momento sono 128 i paesi che l’hanno firmata e 83 (tra i quali l’Unione Europea e l’Italia) quelli che l’hanno ratificata con apposite norme. Tutti si sono ritrovati nei giorni scorsi a Ginevra, a una conferenza dove sono stati fatti i primi bilanci.
La situazione non è buona, perché il mercurio è ancora ovunque: non solo in oggetti già vietati in alcuni paesi, come le lampadine a fluorescenza, le batterie e le pile, termometri, manometri e sfigmomanometri. Il metallo è presente anche in cosmetici quali mascara e creme, amalgami dentali, lampadine a LED – la cui diffusione è in netto aumento – e altri prodotti di uso quotidiano, nonché in numerose lavorazioni industriali e chimiche. Il risultato è che nel mondo circolano quantità di mercurio enormi, destinate a finire inesorabilmente nella catena alimentare, soprattutto nel pesce. Oltre a ciò, si calcola che non meno di 14 milioni di minatori in 70 paesi siano quotidianamente esposti a piccole quantità del minerale, la cui esposizione è comunque considerata dannosa. Per questo motivo il bando dev’essere globale, con alcune priorità ribadite a Ginevra:
È vietato aprire nuove miniere, e a quelle esistenti sono concessi al massimo 15 anni di attività dall’entrata in vigore della Convenzione;
I prodotti contenenti il metallo per i quali esistono alternative saranno banditi dal 2020;
Gli amalgami dentali saranno gradualmente modificati fino a ridurne drasticamente la quantità;
Alcuni procedimenti industriali che prevedono mercurio saranno via via cambiati, a cominciare dal 2018;
Il commercio internazionale è regolamentato da un’autorizzazione scritta ed è permesso solo per fini specifici quali lo smaltimento;
Le emissioni industriali saranno ridotte adottando tecnologie a basso impatto ambientale, compatibilmente con la situazione del paese.. Si tratta di un cambiamento indispensabile, visto che le principali emissioni sono le centrali a carbone, le caldaie industriali, la produzione di metalli non ferrosi, klinker di cemento e gli inceneritori;
L’uso di mercurio per estrazioni di oro artigianale sarà gradualmente limitato, fino a essere sostituito da tecniche alternative;
Lo smaltimento dei rifiuti di mercurio deve essere regolamentato in ogni fase;
Le condizioni sottoscritte possono essere oggetto di ispezioni e controlli;
Le iniziative saranno in parte finanziate dal Fondo mondiale per l’ambiente.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”