Newsletter_26 del 14.10.2017

14 Ottobre 2017
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Sicurezza alimentare: i dati Oms
L’Oms, nella sua ultima revisione (ottobre 2017) della scheda dedicata alla sicurezza alimentare, pubblica i dati sui decessi e le patologie legate all’ingestione di alimenti nocivi. Essi sono spaventosi: alimenti non sicuri contenenti batteri nocivi, virus, parassiti o sostanze chimiche provocano più di 200 malattie che vanno dalla diarrea ai tumori. Circa 600 milioni, quasi 1 su 10 persone nel mondo, si ammalano dopo aver mangiato cibo contaminato e 420.000 muoiono ogni anno, con conseguente perdita di 33 milioni di anni di vita sana (DALYs). I bambini al di sotto dei 5 anni di età subiscono il 40% dei danni malattia alimentare, con 125.000 decessi ogni anno.
Le malattie come la diarrea sono le più comuni tra quelle da alimenti contaminati, colpendo 550 milioni di persone e provocando 230.000 decessi ogni anno.
L’accesso a quantità sufficienti di alimenti sicuri e nutrienti è fondamentale per sostenere la vita e promuovere la buona salute e la nutrizione e la sicurezza alimentare sono legate tra loro. Il cibo non sicuro alimenta un circolo vizioso di malattia e di malnutrizione, in particolare per i neonati, i bambini piccoli, gli anziani ei malati.
Le malattie alimentari ostacolano lo sviluppo socioeconomico colpendo i sistemi sanitari e colpendo le economie nazionali, il turismo e il commercio.
Le catene di approvvigionamento alimentare attraversano più frontiere nazionali. Una buona collaborazione tra governi, produttori e consumatori contribuisce a garantire la sicurezza alimentare.
Sono questi i cardini indicati dall’Oms: si propone di agevolare la prevenzione, l’individuazione e la risposta globale alle minacce per la salute pubblica associate a prodotti non sicuri.
Uno dei risultati principali che l’Oms vuole raggiungere è quello di garantire la fiducia dei consumatori nelle loro autorità e la fiducia nell’approvvigionamento alimentare sicuro.
Comunicazione del rischio: una delle armi principali nella sicurezza alimentare
Capita di frequente che il rischio percepito dai consumatori nell’ambito alimentare non corrisponda al rischio sanitario reale. Questa percezione sbagliata genera sfiducia e porta anche a sottovalutare i rischi reali legati alla sicurezza alimentare. La maggioranza delle persone ad esempio si preoccupa dei contaminanti chimici presenti nel cibo come la diossina, ma tende a sottovalutare i rischi microbiologici causati da errati comportamenti in cucina. Il Ministero della salute ha deciso di migliorare la comunicazione verso i cittadini convocando le associazioni dei consumatori e dei produttori, con il fine di individuare obiettivi e possibili provvedimenti da prendere per mettere in piedi un sistema di comunicazione del rischio efficace.
Tra i tanti obiettivi del Ministero spiccano la necessità di evitare che si diffondano notizie incontrollate in grado di generare allarmismo e di spiegare ai consumatori che il “rischio zero” non esiste. Per raggiungere lo scopo è necessario attuare una comunicazione chiara e comprensibile, priva di inutili tecnicismi e, soprattutto, tempestiva e puntuale. È importante che il sistema sia organizzato e collaudato nella quotidianità, e non venga allestito in modo improvvisato solo nei casi di emergenze e allerta alimentare.
Il Ministero ha individuato diverse aree di intervento a cominciare dal miglioramento del sito internet, oltre che ritenere opportuno diversificare i mezzi e gli stili di comunicazione a seconda della popolazione da raggiungere. Per esempio vanno bene brevi video sui social network per i più giovani, mentre sono da preferire i classici spot televisivi per le popolazioni e le famiglie. Altri possibili metodi sono campagne di informazione specifiche in estate sulle regole per il barbecue, oppure schede pratiche per ridurre il rischio sanitario in cucina.
Insomma, sono tanti e molto apprezzabili gli impegni presi dal Ministero della salute per rendere la comunicazione del rischio più chiara ed efficace. Si tratta di un miglioramento necessario se pensiamo che il Ministero ha iniziato solo a febbraio 2017 (doveva farlo un mese prima) a pubblicare gli avvisi di richiamo dei prodotti alimentari e questo tipo di informazione avviene sempre con un certo ritardo. Oppure pensiamo alla gestione fallimentare dello scandalo fipronil, con il primo comunicato ministeriale pubblicato due settimane dopo l’inizio dell’emergenza e del tam-tam mediatico. La speranza è che questi impegni non rimangano solo sulla carta.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”