Newsletter_3 del 06.05.2017
6 Maggio 2017
in | Azione 6 | Progetto 2017
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La pubblicità su internet in continua ascesa. Riconoscerla è la prima sfida
Mai come in questi anni abbiamo assistito a uno sviluppo senza precedenti del numero di comunicazioni che avvengono online; gran parte di esse, poi, sono di tipo commerciale. Il problema di una proliferazione così vasta di contenuti è che molto spesso le informazioni che riceviamo non sono sempre limpide e trasparenti, soprattutto se si tratta di pubblicità: messaggi non chiaramente riconoscibili come pubblicità, banner ambigui ed eccessivamente invasivi, mancanza di informazioni o notizie non veritiere, condizioni e prezzi non chiari ecc.
Per pubblicità ingannevole si intende qualsiasi pubblicità che in qualunque modo, compresa la sua presentazione, induca in errore i consumatori alle quali è rivolta e che, a causa del suo carattere artificioso, possa pregiudicare il loro comportamento economico e di conseguenza ledere la concorrenza. Gli strumenti messi a disposizione degli inserzionisti online permettono di amplificare questi problemi in quanto raffinano le tecniche di presenza, occupazione degli spazi e preciso indirizzamento agli utenti. Un fenomeno nato negli anni Novanta, lo spam, si è evoluto con metodi molto insidiosi, come quelli del recupero di informazioni dai social network o dalle newsletter: in questo modo, anche le mail indesiderate vengono personalizzate e, al contempo, gli spazi pubblicitari capziosi utilizzano dati provenienti dal tracking delle attività online. Sfuggire a questi messaggi ingannevoli è sempre più difficile in quanto sempre più progettati, paradossalmente, “su misura”.
Un discorso a parte si può fare per lo shopping online. In questi anni in cui sempre più si diffondono portali che offrono acquisti a prezzi molto vantaggiosi, aumentano anche i casi in cui i termini e le condizioni di tali compravendite nascondono insidie e trabocchetti. Più si fa virtuale lo shopping, e di conseguenza i nostri referenti d’acquisto, più è difficile sapere a chi rivolgersi in caso di ritardi, malfunzionamenti, problemi coi pagamenti o restituzione della merce. Anche i sempre più diffusi siti che offrono scontistiche e promozioni sono stati al centro di numerose polemiche in quanto spesso le proposte non sono all’altezza della descrizione presentata. Ma anche in questo caso far valere i diritti dei consumatori non è affatto semplice.
Un altro fronte ancora è quello dei social network: il boom di utenti e di traffico a cui si sta assistendo in questo periodo ha spinto i siti social a una più massiccia introduzione di inserzioni e di contenuti sponsorizzati; ovviamente anche in questo caso la pubblicità si adegua al mezzo in cui si trova, e a volte perfino si camuffa. Interventi, post, immagini condivise, tweet: è spesso difficile distinguere quelli propriamente disinteressati da quelli che si configurano come vere e proprie pubblicità occulte. È un fenomeno, questo, molto difficile da combattere perfino sui media tradizionali (dove la diffusione dei cosiddetti redazionali ha arginato il problema ma ha lasciato in sospeso molte questioni riguardo al limite fra informazione giornalistica e promozione pubblicitaria).
Di fronte a questa innumerevole quantità di stimoli il consumatore può ritrovarsi molto spaesato: la soluzione è quella di una corretta informazione da parte degli inserzionisti, ma deve essere anche quella di un’attenzione e di una formazione diretta all’utente in modo che impari a proteggersi dalle esche del web (che esistono, ma non vanno ingigantite pensando che tutto il mondo online funzioni in modo ingannevole). D’altra parte le regole e le leggi ci sono e si stanno aggiornando per essere sempre più efficaci; nel frattempo è bene che siano gli operatori web a darsi una autoregolamentazione che tuteli sia i loro interessi che, soprattutto, quelli di chi naviga.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”