Newsletter_30 del 15.12.2017
15 Dicembre 2017
in | Azione 1 | Progetto 2017
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Aumentano le sanzioni per chi viola le norma sull’etichette alimentari
Il Consiglio di ministri approva il decreto che aumenta le sanzioni per la violazione delle norme sull’etichettatura alimentare. Il decreto, come riporta Alimentando.info, specifica le azioni che ogni operatore alimentare deve evitare per non incappare in sanzioni: non fornire alimenti di cui si conosce o presume la non conformità alle norme; non modificare le informazioni se questo può trarre in inganno il consumatore o ridurre il livello di protezione; trasferire le informazioni sugli alimenti non preimballati all’operatore che riceve i prodotti; assicurare indicazioni obbligatorie sugli alimenti preimballati in una fase precedente alla vendita al consumatore finale.
Le sanzioni per gli operatori responsabili delle informazioni sugli alimenti, variano dai 2mila ai 40mila euro. In particolare, il mancato rispetto delle informazioni sull’alimento relative a natura, identità, proprietà, composizione, quantità, durata di conservazione, paese d’origine o di provenienza, metodo di fabbricazione o produzione, verrà punito con sanzioni tra 3mila e 24mila euro. Le batoste più grandi sono destinate alla mancata indicazione di allergeni e la messa in vendita degli alimenti oltre la data di scadenza.
L’autorità amministrativa competente per irrogare le sanzioni (di natura amministrativa) è il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Agricoltura biologica e agricoltura alimentare: una review le mette a confronto
Da anni ormai si dibatte sul fatto che l’agricoltura biologica sia realmente una tecnica che produce vantaggi per il consumatore e l’ambiente. Per dare una risposta a questa annosa domanda, senza impugnare ideologie ma revisionando solo le ricerche serie esistenti, un pool di ricercatori ha deciso di rivisitare gli studi condotti fino a oggi per elaborare una “comprehensive review” appena pubblicata su Biomed central. La review riassume le prove esistenti sull’impatto del cibo biologico sulla salute umana e confronta la produzione di alimenti biologici rispetto a quelli convenzionali rispetto a parametri importanti per la salute umana e esamina il potenziale impatto delle pratiche di gestione organica ponendo l’accento sulle condizioni dell’UE.
Le conclusioni sono che il consumo di alimenti biologici può ridurre il rischio di malattie allergiche, di sovrappeso e obesità, ma – spiegano gli autori – l’evidenza non è conclusiva, poiché i consumatori di alimenti biologici tendono ad avere uno stile di vita più sano in generale.
Nell’agricoltura biologica, ovviamente, l’uso di pesticidi è escluso, mentre i residui di frutta e verdura convenzionale costituiscono la principale fonte di esposizione dell’uomo ai pesticidi. Studi epidemiologici hanno riportato effetti avversi di alcuni pesticidi sullo sviluppo cognitivo dei bambini agli attuali livelli di esposizione, ma questi dati finora non sono stati applicati nelle valutazioni formali del rischio dei singoli pesticidi. Le differenze nella composizione nutrizionali tra colture biologiche e convenzionali sono limitate, c’è un contenuto più alto, seppur modesto, di composti fenolici in frutta e verdura biologica, e probabilmente anche un contenuto inferiore di cadmio nelle colture di cereali biologici.
Passando alla carne e ai suoi derivati, gli esperimenti su animali suggeriscono che mangimi di produzione biologici o convenzionali abbiano effetti diversi sulla crescita e lo sviluppo degli animali.
Quanto agli effetti sull’uomo, i latticini biologici, e forse anche le carni, hanno un contenuto più elevato di acidi grassi omega-3 rispetto ai prodotti convenzionali. Tuttavia, queste differenze sono probabilmente di importanza nutrizionale marginale, concludono i ricercatori. Di maggiore preoccupazione è l’uso prevalente di antibiotici nella produzione animale convenzionale come fattore chiave della resistenza agli antibiotici; l’uso di antibiotici è meno intenso nella produzione biologica.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”