Pratiche commerciali sleali, la svolta nel settore agroalimentare

È finalmente stato approvato il decreto legislativo sulle pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare. Come promesso dal ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, il Consiglio dei Ministri (e come imposto dalle direttive UE, sulle quali l’Italia era già notevolmente in ritardo) ha approvato in via definitiva il decreto che vieta le pratiche commerciali “contrarie ai principi di buona fede e correttezza ed imposte unilateralmente da un contraente alla sua controparte”.
Il testo sostiene che “I contratti di cessione devono essere informati a principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni, con riferimento ai beni forniti, cui attenersi prima, durante e dopo l’instaurazione della relazione commerciale”. E vieta e alcune pratiche commerciali sleali, imponendo per esempio il versamento del corrispettivo, da parte dell’acquirente, entro trenta giorni (i per prodotti agricoli e alimentari deperibili) o entro sessanta giorni (per i prodotti agricoli e alimentari non deperibili) dal termine del periodo di consegna convenuto in cui le consegne sono state effettuate; o vietando cose come l’annullamento, da parte dell’acquirente, di ordini di prodotti agricoli e alimentari deperibili con un preavviso inferiore a 30 giorni o la modifica unilaterale, da parte dell’acquirente o del fornitore, delle condizioni di un contratto di cessione di prodotti agricoli e alimentari.
L’acquirente non può in alcun modo, inoltre, fare carico al fornitore di pagamenti che non sono connessi alla vendita dei prodotti agricoli e alimentari (anche in termini di costi di marketing e di promozione); e non può mettere in atto ritorsioni commerciali nei confronti del fornitore quando quest’ultimo esercita i diritti contrattuali e legali di cui gode. Quanto alle vendite sottocosto: è vietato imporre al fornitore condizioni contrattuali tali da far ricadere sullo stesso le conseguenze economiche derivanti, in modo diretto o indiretto, dal deperimento o dalla perdita dei prodotti agricoli e alimentari venduti sottocosto non imputabili a negligenza del fornitore.
Insomma si spera che questo migliori da un lato le condizioni di commercio del settore e dall’altro la qualità (e il prezzo) delle nostre eccellenze agroalimentari per i consumatori