Principali effetti collaterali delle terapie antitumorali e come combatterli
Chemioterapia, radioterapia, ormonoterapia e immunoterapia: il target principale di queste quattro terapie mediche è chiaramente arrestare la malattia tumorale e bloccare la riproduzione cellulare. Per arrivare a tale risultato, ogni paziente ha il suo protocollo medico che determina, per il tipo di tumore, quale trattamento è opportuno applicare. Tutte queste terapie hanno degli effetti collaterali, di cui il paziente viene certamente informato: alcuni di questi si presentano durante la fase della cura, altri sono semi-permanenti e altri ancora permanenti. Gli effetti collaterali di ogni singola terapia sono diversi, ma qualche volta si sommano. Nella chemioterapia, ogni medicinale ha una controindicazione: lo specifico farmaco, associato ad altri principi attivi, può amplificare gli effetti indesiderati. Ad esempio quando si usa un determinato medicinale nella chemioterapia (Taxolo) e lo si associa alla radioterapia, il colorito della pelle diventa ancora più scuro e sarà difficile che la cute possa schiarirsi completamente nel tempo.
Per avere una miglior qualità di vita, durante e dopo le cure, si può intervenire su alcuni dei possibili effetti collaterali delle terapie, ad esempio con la riabilitazione. In questo caso si agisce sugli effetti cronici e/o permanenti, che possono insorgere anche dopo un periodo di latenza, variabile tra i soggetti.
La chemioterapia, la radioterapia, l’ormonoterapia e la immunoterapia presentano come effetto collaterale una nota ritenzione idrica che può essere locale, agli arti o su tutto il corpo. Questa ritenzione si può trasformare in un edema transitorio o in un linfedema permanente. Questo fenomeno dipende anche dallo stato del sistema linfatico che il paziente aveva prima delle cure, nonché dal carico tossico superiore alle sue capacità di trasporto causato dai farmaci somministrati.
La terapia adatta in questo caso è il linfodrenaggio che ha la capacità di raccogliere tutti gli scarti metabolici presenti nei tessuti e canalizzarli nel sistema linfatico. Così si ottiene una depurazione delle tossine, maggiore ossigenazione nel sangue, una distensione cutanea, un miglior colorito della pelle e un effetto di benessere generale, che può favorire il riposo notturno e l’allontanamento dello stress grazie alle manovre ritmiche, dolci e lente che questa tecnica propone.
La formula ideale sarebbe seguire anche una dieta da un nutrizionista oncologico e bere molta acqua durante il giorno per aumentare la diuresi ed eliminare il senso di pesantezza che si può avere durante e dopo le cure mediche.
Altri effetti collaterali che presentano le quattro terapie mediche sono i dolori articolari o problemi muscolari. Qualora questi sintomi si presentassero sarebbe opportuno consultare il medico per essere indirizzati a un fisioterapista per seguire degli esercizi di riabilitazione motoria assistita e della massoterapia in modo tale da alleggerire le articolazioni e i muscoli coinvolti a seconda dei casi.
Nel caso si seguisse la radioterapia nella regione pettorale è consigliabile seguire della massoterapia per evitare che si presenti una fibrosi dovuta alle radiazioni, oltre che trattare la cicatrice per evitare aderenze o cheloidi. Il fisioterapista eseguirà dei movimenti circolari sul seno, che poi insegnerà alla paziente in modo tale che possa continuare la terapia a casa due o tre volte al giorno. La terapia si potrà effettuare dopo qualche tempo dal termine delle sedute di radioterapia perché il tessuto sarà notevolmente infiammato e potrebbe verificarsi un’ulteriore irritazione.
Se la paziente segue l’ormonoterapia e ha le vampate sarebbe il caso di consigliarle di non assumere caffè, alcol, cibi piccanti o cioccolato visto che aumentano la temperatura corporea e provocando ulteriormente questo fenomeno.
Per quanto riguarda la chemioterapia, se il paziente non ha messo il port-a-cath o il picc prima delle cure e i farmaci sono stati somministrati per via endovenosa, si può verificare un stravaso venoso che provoca una necrosi del tessuto e un indurimento della vena. In questo caso si deve comunicare immediatamente al medico che prescriverà una crema a base di steroidi. Bisogna tenere conto che la somministrazione dei farmaci non va mai fatta nel braccio omolaterale bensì in quello controlaterale per evitare un linfedema. L’operatore sanitario che prende in cura per la riabilitazione un paziente oncologico deve essere a conoscenza dei farmaci che ha assunto o della cura che ha seguito o sta seguendo, affinché possa intervenire efficacemente in maniera preventiva e lavorare in modo adeguato sui disagi fisici.