Recupero degli oli minerali usati: vantaggio ambientale ed economico
Dal 1984 ad oggi, grazie alla rigenerazione di oli lubrificanti usati l’Italia ha risparmiato 3 miliardi di euro sulla bilancia petrolifera. Solo nel 2016, nel nostro Paese sono state raccolte 177mila tonnellate di oli esausti: rifiuti pericolosi che per il 98% sono tornati ad essere materia prima preziosa per nuovi prodotti. Sono alcuni dei dati che il Consorzio per la gestione, la raccolta e il trattamento degli oli minerali usati Conou presenterà alla fiera Ecomondo, in programma a Rimini dal 7 al 10 novembre 2017.
Nel 2016, l’immesso al consumo di oli lubrificanti è cresciuto di circa il 4,5%, passando da 386mila a 403 mila tonnellate, assorbite per il 52% dall’industria e per il restante 48% dal settore dell’autotrazione. A fronte di questo dato, la raccolta di oli usati è aumentata del 7%, attestandosi sulle 177 mila tonnellate. È il 44% dell’olio consumato ma, chiariscono da Conou, è “vicino al 100% del potenziale raccoglibile, considerando che una parte rilevante degli oli immessi al consumo va perso durante l’utilizzo”. Aspetto a cui “va aggiunta la pratica diffusa da parte di alcune imprese, autorizzate e non, di recuperare autonomamente i lubrificanti come combustibili a fini energetici nei propri processi industriali, ma si stima siano quantità modeste”, mentre secondo i calcoli del consorzio, le quantità che al momento sfuggono ancora al circuito sono pari a circa 5mila tonnellate distribuite in vari settori: dall’industria al fai da te in autotrazione, nautica e agricoltura. Nel 2016 la rete di raccoglitori del sistema Conou, che conta 74 aziende, ha risposto a oltre 270 mila richieste di prelievo presso 107 mila detentori che ne hanno fatto richiesta su tutto il territorio nazionale.Il 98% degli oli provenienti dalla raccolta, pari a circa 173mila tonnellate, sono stati recuperati nei quattro impianti di rigenerazione presenti sul territorio nazionale diventando materia prima per la produzione di nuove basi lubrificanti. La parte restante è stata utilizzata per la produzione di bitumi e, in misura minore, distrutta perché inquinata e non recuperabile.
Mentre dovrebbe concludersi presto il negoziato tra Europarlamento e Consiglio sul nuovo pacchetto europeo di misure per l’economia circolare, in cui sarà presente anche un target di rigenerazione per gli oli usati, dal Consorzio evidenziano il buon funzionamento del modello italiano: “Nell’ultimo decennio, la quota di oli usati avviati alla rigenerazione in Italia ha superato abbondantemente il 90% del totale raccolto, una prestazione decisamente superiore alla media europea che, considerando anche i flussi di importazione, si attesta intorno al 55%. Altri stati, infatti, al posto della rigenerazione privilegiano ancora la strada della combustione per la creazione di energia termica: la Spagna rigenera il 68% degli oli, la Francia il 60%, la Germania il 50% e il Regno Unito solo il 14%”.
Un’attività che produce benefici economici: secondo i calcoli di Conou, solo nel 2016 la corretta gestione di 177mila tonnellate di oli usati ha generato per l’Italia un risparmio di circa 47 milioni di euro. A cui si aggiungono vantaggi ambientali, se si considera l’alto potere contaminante degli oli minerali quando non vengono trattati correttamente: 4 chili di olio usato, infatti, possono inquinare una superficie grande come un campo di calcio.
E se l’anno scorso si è osservata una crescita dell’immesso al consumo di oltre il 4%, per il Conou questo dato non altera la tendenza di riduzione osservata nel più lungo periodo, che ha portato a una diminuzione della domanda di lubrificati del 38% tra il 2000 e il 2016 per via dello sviluppo tecnologico e le evoluzioni del sistema produttivo, uniti alla congiuntura economica sfavorevole dell’ultimo decennio.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ripartizione 2015”